top of page

Bullismo, questo (s)conosciuto


psicologa salerno, psicoterapeuta, ansia, depressione

E' l'argomento del giorno. Un padre pubblica la foto del figlio con un occhio tumefatto e il popolo di Internet impazzisce, rendendo il post virale e facendo rimbalzare l'accaduto agli onori delle cronache. Ho qualche obiezione da fare. In primo luogo, esporre senza censure il volto di un minorenne è notoriamente un atto che mette a repentaglio la privacy dello stesso, rischiando di minare la sua futura serenità. In altre parole, poiché è praticamente impossibile rimuovere contenuti dal Web, questo bambino, una volta cresciuto, potrebbe ancora ritrovare la sua immagine associata a questo terribile episodio e sentirsi per così dire "bollato a vita". Ora, riconosco senz'altro le buone intenzioni di questo padre, che usa però il mezzo pubblico per giustizia privata, ma credo vi fossero altri modi per gestire la vicenda, più rispettosi del diritto alla riservatezza del bambino.

Inoltre, questo papà difficilmente vorrà sentire che la vittima di bullismo non è casuale. Viene selezionata fra centinaia e deve possedere determinate caratteristiche personologiche, quali una certa ipersensibilità, timidezza, reattività impulsiva, passività, tendenza alla ruminazione ecc. Poiché sono una terapeuta familiare che lavora da anni anche nei contesti scolastici, nella mia esperienza sia i bulli, sia le loro vittime, hanno sempre una qualche vulnerabilità familiare. Con questo intendo un ambiente familiare ove sia presente una problematica affettiva di notevole rilevanza. Non mi piace parlare in maniera astratta e vi farò un esempio tratto dalla mia pratica clinica.

Carlo era bullizzato da sempre. In particolare, i compagni di classe lo prendevano di mira perché emanava un cattivo odore e piangeva per un nonnulla. Era isolato dalla classe e altri alunni lo deridevano all'uscita dalla scuola. La terapia mise in evidenza lo stato di profondo disagio che Carlo viveva a casa. La coppia genitoriale era fortemente disfunzionale e lui aveva sviluppato un attaccamento morboso al padre per compensare la distanza psicologica della madre. L'intervento mirò a ripristinare gli equilibri familiari e a dotare Carlo di alcune abilità sociali che gli consentissero di rispondere con assertività (quindi senza reazioni eccessive) alle provocazioni e agli insulti. Nel giro di qualche mese Carlo fu in grado di gestire i bulli, semplicemente ignorandoli, perché intanto il riavvicinamento alla madre gli aveva dato la base sicura, di cui aveva sentito la mancanza, per affrontare efficacemente la vita e le sue piccole (e grandi) difficoltà.

Post in evidenza
Post recenti
Archivio
Cerca per tag
Non ci sono ancora tag.
Seguici
  • Facebook Basic Square
  • Twitter Basic Square
  • Google+ Basic Square
bottom of page